Saturday, November 25, 2006

 
Le Fasi
Dalla Semina,alla Germinazione,al Raccolto, Pag.1
alla Conservazione del Grano,
Nei Dodici Mesi dell’Anno.

SETTEMBRE

Ha inizio un nuovo ciclo della natura,la semina.
Per il futuro raccolto,
si sceglie il miglior seme ,la migliore terra.
I granai sono vuoti,i frutti scarseggiano,
le campagne sono aride e spoglie.
La natura ancora sterile
si prepara ad una nuova vita
rimuovendo ogni residuo del passato.

OTTOBRE

Termina la fase statica della natura,
ha inizio la semina paragonata ad una sepoltura.
I principi dell’aggressività vitale dimostrano,
che la morte ha in seno una nuova vita.
L’avventura del seme sotto le zolle è sconvolgente,
è l’inizio di una nuova fase che lo porterà,
all’esplosione primaverile.

NOVEMBRE

Inizio della germinazione,le zolle che lo ricoprono
non hanno più l’aspetto di una tomba
ma di un grembo materno,un rifugio protettivo,
che accoglie il miracolo della metamorfosi.
Il movimento vorticoso delle cellule del seme,
permette lo sviluppo della prossima pianticella;
si avrà un movimento fisico,
un’insieme di adattamento all’ambiente
e un desiderio di stabilità.

DICEMBRE

E’ il periodo della stasi invernale.
Il seme sepolto affronta il periodo più difficile
e lotta per difendersi dal gelo mortale.
E’ il periodo che la natura non si concede a pietà,
con la sua durezza.
Il seme appare misantropo e determinato,
con una forte dedizione di sopravvivere,
dal peso di solitudine imposto dalla natura.

Leopold Persidi Roma.31-07-2006

GENNAIO Pag.2

Il seme subisce la metamorfosi con il massimo sforzo,
con una esaltazione definitiva e palese.
Affondano le radici nella terra
con spirito di adattamento
e la pianticella gioiosamente cresce;
appare incerta e morbida,
ma la sua forma si adatterà al tempo.

FEBBRAIO

Ultima fase della vita sotterranea,
la pianticella ha raggiunta la volontà
per adattarsi alla superficie.
Anche se il grembo terrestre la protegge,
si ha il distacco dalla madre;
questa volontà si acuisce al massimo
sino a captare le minacce esterne
e sviluppare il meccanismo di difesa.
La protezione affettiva della natura,
fa assumere alla pianticella forme più morbide.

MARZO

Inizio della primavera,
Gli steli di grano spuntano rigogliosi nei campi
e le gemme negli alberi.
La natura è condizionata
per il grande slancio verso la vita,
da fermenti condizionatori.
Lo sforzo che ogni germoglio compie,
nel rompere la zolla di terra o dei rami,
richiede sempre audacia e aggressività.
È una sconfinata fiducia nella conquista del futuro.

APRILE

Periodo primaverile della riproduzione.
La natura è vincolata dalla necessità
di un procreare senza irruenza,
perché dannosa alla fase vegetativa.
Si riscontra un positivo adattamento
nell’adeguarsi all’ambiente naturale,
per assicurarsi il futuro delle prossime creature.

Leopold Persidi Roma.02-08-2006




MAGGIO Pag3

La primavera è al suo apice.
I frutti fanno la loro comparsa.
Tutta la natura ormai feconda,
si concede una pausa
nelle splendore della primavera.
Si vedono i frutti prendere forma,
abbiamo in questo momento di stasi,
una natura adolescente e inquieta
legata all’ambiente natale,
ma non smaniosa di raggiungere grandi spazi.

GIUGNO

Si conclude la fase vegetale,
è il mese dei frutti maturi.
La natura si sente appagata
ed esprime il massimo carattere ricettivo.
E’ tempo di mietitura
e mentre le messi sono stroncate dalla falce,
l’ultimo pensiero correrà al passato,
all’agonia del mondo vegetale,
che già si aspetta, ad assicurare, una nuova fertilità.

LUGIO

Apice del ciclo estivo,
la stagione raggiunge la piena maturità.
Simbolo della prosperità e del benessere,
i granai sono pieni.
Si ha una visione fiduciosa senza calcoli e cautele,
si è certi di non correre rischi,
si naviga nella generosa opulenza
offerta dalla natura benevola.

AGOSTO

Attenta valutazione e conservazione del raccolto.
La natura è al massimo della sua aridità,
si chiude in un’inerzia avversa
ad ogni possibile avventura,
la natura è in esilio.

Leopold Persidi Roma 04-08-2006

 
DELUSO

Il tempo è breve è ora di partire,
un raccoglimento inconsueto,
un presagio d’abbandono aleggia nell’aria;
tutto intorno c’è una luce opaca e smorta.
I tempi e i luoghi sono così ostili
che non c’è posto per la pietà.
Deluso dalla mediocrità dei perfetti,
sempre alla ricerca della grazia che mai viene.
Cosa posso fare per questa umanità perduta,
per questa società spietata,crudele e volgare.
Lacera i cuori, annulla e annienta
i sentimenti di carità,d’amore.
Si fa strada l’etica di persone scellerate e miserabili.
L’amore che avevo per gli esseri umani
sta fuggendo a poco,a poco
e lascia spazio a quello per altra specie.
Ho il cuore pieno di angoscia,
“miei piccoli amici statemi accanto,
cedetemi un po’ di calore e il vostro sconfinato affetto,
poiché deleteri sono per me gli avvenimenti”.
Persino il salice piangente si mostra benevolo e commosso
verso queste creature,sentendo i loro lamenti,
gli offre come ancora di salvataggio,
sulle rapide d’un fiume, i suoi rami.

Leopold Persidi Roma.06-11-2006

 
BRUTTURE

Sono rimasto solo, con il mio cuore che soffre,
nel vedere tante brutture.
L’alba giunge come una liberazione
dagli incubi urlati dalla notte.
Se ognuno di noi nascondesse i propri affetti,
come potrebbe salvare la sua anima.
Chi potrà risanare le piaghe,lenire il dolore,
evitare e addolcire le sofferenze.
Chi è colui che potrà togliere le miserie,
chi si commuove e ha pietà,misericordia
di tutti i viventi,lasciati con indifferenza all’abbandono,
alla eterna lotta di una esistenza tragica;
chi può cancellare la morte,
unico spietato,rifugio degli affanni?
Per il manifesto affiorare dei sentimenti puri
della mia anima,sorrido e piango e mi duolo
per quelli miserevoli che scaturiscono
da cuori meschini.

Leopold Persidi Roma.05-11-2006

 
ERI un FIORE

Eri un fiore,
che, nello splendore della bellezza,io non colsi,
ora non sei altro che un corpo avvizzito;
il tempo impietoso,fuggitivo ha lasciato in te
l’usura grinzosa.
Ho cercato di te molte,molte volte,ovunque,
ma eri sempre fuggitiva.
Dove io coglievo le viole per donartele,ora,
non ci sono che steli e foglie rinsecchite
portate via dal vento;
l’aria non è più inebriata dal loro profumo.
Era bello coglierle per te,
ma tu eri così lontana quando te le porgevo,
come fossi una dea che ha dimora in cielo.
Ora umiliata e pentita sei scesa in terra
e non ti guardi più allo specchio.
In me rimane un dolce ricordo,non deluso,
e lo vivo sereno nella vecchiaia,
in una vasta conceria di sentimenti.

Leopold Persidi Roma.03-08-2006

 
RITA da CASCIA*

La gemma dell’Umbria,Santa degli impossibili,
provata dalle tragedie personali della vita;
malgrado le sue suppliche, fu per tre volte respinta
dal monastero di Santa Maria Maddalena;
di notte,furtiva,entrò in volo dentro le mura
ove rimase per quarant’anni.
Si dedicò alla preghiera,ai poveri,agli ammalati,
scese sempre in campo a fianco dei bisognosi.
La sera di un Venerdì Santo sopportò le lacerazioni
della corona di spine sulla fronte,
sentì nella sua carne i patimenti di Gesù
e accettò eroicamente, il dolore con serenità.

Capace di sconfinata pietà,
perdonò chi le procurò tanto dolore,
mite sola con il cuore straziato
si dedico alle opere di misericordia
servendo il prossimo con umile generosità.
Dove non ci sono più speranze
la sua intercezione risolve;
viene accolta come dono della provvidenza
la piccola che assaporò il miele
portato in bocca dalle api.

I suoi furono giorni di un secolo tragico,
con lotte fratricide,pestilenze carestie,
devastazioni di eserciti invasori,
sempre presente la violenza delle faide,
che aggredirono la vita di Rita.
Madre adorabile,moglie e vittima del suo sposo,
non passò i suoi giorni a piangere,
ma a lottare con fermezza per la pace
e affrontare il covo di vipere che imperavano.

La Santa della spina,la Santa della rosa bianca
che fiorì in pieno inverno in mezzo alla neve.
Api bianche sulla sua culla,
api nere sul suo letto di morte.
La Santa dai miracoli imprevedibili,
logorata dalle fatiche,dalle sofferenze si spense
e le campane,da sole,suonarono a festa,
annunciando il suo ingresso al cielo.

Leopold Persidi Roma. 14-10-2006

*Nata intorno al 1381 (forse a Ottobre)
Morta il 22-05-1455

 
SOLO UN GIORNO

Volgo lo sguardo all’orizzonte e vedo
che la mia vita è durata soltanto un giorno;
devo lasciare questo mondo,poiché altri
vengono a darmi il cambio.
Ho giocato tutte le mie pedine e so
che non posso viverla di nuovo;
è stato soltanto uno scorcio di rapidità
e senza accorgermi di nulla,sono passato.
Il presente e il futuro non hanno più valore per me,
non mi sono preparato per un'altra vita…
Intanto il tempo si è consumato ed è fuggito via.
Ho avuto dominio su di me,
pur vedendo il male disdicevole
e la consorella pestifera turpitudine,
sono rimasto sempre temperante e onesto.
Come tutti non posso disfare il passato
e porto in serbo il segreto della mia vita.
Ho coltivato il mio giardino d’inverno,
ho avuto cura della mia vecchiaia
e di tutte le cose che la circondavano;
è venuta lieve come una serena compagna,
libera dalle passioni e da “una folla di tiranni”.

Leopold Persidi Roma.02-10-2006

 
FRATELLO

Nella povertà non ci può essere lunga vita.
Oh fratello e amico Francesco,grande tra i grandi,
sento dentro di me più dolore che solitudine,
un dolore che va oltre le parole,sono un uomo
e come tutte le creature,un motivo per soffrire.
Non si può conquistare il deserto e l’aridità dell’anima.
Non rimane che, la rassegnazione delle cose perdute
e l’amarezza dei fallimenti del bene.
Non si può conquistare il mio spirito per opera della fede,
ma un amico sincero dell’amore.
Se l’uomo per natura è portato ad amare prima se stesso,
chi lo soccorrerà,chi lo consolerà, se non l’amore,
nel momento del bisogno e dei suoi patimenti…
Privi di esso,prevarrà il disfacimento del volere per debolezza
e persisterà il vuoto decadente dell’indifferenza.
Ciò che si semina,lungo la via,con disonore,
si mieterà con duolo e danno.

Leopold Persidi Roma.04-10-2006

 
UNA NOTTE STELLATA

In una notte stellata guardo la luna,
che con il sorgere del sole abbandona la notte,
ma nelle vostre anime,non c’è mai l’alba
prigioniera infelice dell’oscurità.
Quanto è buia la notte che s’appressa,
siamo ai confini del mistero.
Un grido di dolore dalla terra s’innalza
nella profondità dei cieli e grida:
Spegnetevi stelle e non date più luce,
tu sole non sorgere più,dimentica il tramonto
e regni per sempre il buio delle tenebre.
Se il mondo è stato “creato in sette giorni”,
si annulli in un secondo,così l’immensità degli spazi.

Leopold Persidi Roma.15-05-2006

 
MALVAGITA’

Il piacere perverso della malvagità,
l’indifferenza al dolore delle vittime;
gusto sadico della cattiveria,violenza dell’imbecillità.
Gemiti strazianti di dolore,soffrire terribilmente
agonizzando, nello strazio della tortura.
Misfatto angoscioso,vilipendio delle creature
mortalmente offese,con spregio schernite,
martoriate,vilmente oltraggiate.
Non lagnatevi quando al guado vi aspetteranno i guai
e sarete immersi nelle disgrazie…
“ogni uno ha quello che si merita”!
Cosa ne avete fatto
delle povere creature che avete incontrato,
complici degli abbandoni,sevizie e morte.
Se io fossi il padre cancellerei subito dai figli del creato,
la sofferenza, le paure,la morte;
anzi non le avrei mai inventate,per un atto dovuto
alla generosità della misericordia,
non avrei mai create tutte le creature del dolore.
Quanto e per quando ancora si deve soffrire e morire?
Per sottile inganno,per debolezza,per crudeltà,
ci stiamo macchiando di sangue innocente.

Leopold Persidi Roma 15-05-2006

 
DORMIRE

Dormire e sognare…
Spero di essere sepolto in una terra fertile
dove il vento soffi dolcemente sui rami degli alberi,
tra il canto degli usignoli in una prateria sempre verde;
in distese, allietate dall’esplosione della natura
in tutta la sua bellezza,
con fiori multicolori e campi di grano rigogliosi.
Così raggiungerò il paradiso in stato di grazia.

Leopold Persidi Roma 03-07-2006

 
Il Re del Siam

Quante persone devono ancora morire
per la vostra ottusa reputazione.
O re crudele,state sacrificando delle vite intemerate
per la vostra sciocca verità…
a che serve credere a Budda ,
se poi agite come un despota sanguinario.
Oh Siam macchiato da sangue innocente
per debolezza del vostro re.
Avete punito chi ha amato per scelta,
pur sapendo di assaporare, il dolore intenso della morte.
Sottomesso alle vostre leggi,alle tradizioni,
non permettete che si pianga
davanti alla vostra piccola figlia che muore,
altrimenti la sua anima pura,
rimane legata alla tristezza per sempre.
Follia!Guardatevi invece dal sottile inganno
dei vostri amici che vi circondano,
in combutta con i secolari nemici burmensi,
che vi odiano e aspettano che vostri figli,uccisi,
saranno messi in sacchi di velluto;
per por fine alla vostra dinastia.
Ascoltate chi vi è accanto,che sa molto e non dice nulla,
rimane silenziosa in compagnia della luna
ma il suo silenzio può essere assordante,
la vostra mum;che ha donato la luce al Siam
e ha portato serenità a voi e ai vostri figli.

Leopold Persidi Roma.13-07-2006

 
Il Figlio Oltraggiato

Di là da venire,già ero presente,
per portarti il mio conforto e dividere
le tue innumerevoli,ingiustificate,sofferenze
e la somma delle crudeltà non meritate.
Ero in viaggio,a ritroso,nel tempo,
per venirti ad asciugare il sangue delle tue piaghe.
Efferata,crudele,spietatezza degli uomini,
vederti così flagellato sotto il peso della croce,
accompagnato dall’ipocrisia del Sinedrio
e dalle urla invettive della plebe di Barabba.
Io non ero tuo padre,ma sentivo che tu eri il figlio,
che intensamente soffriva e cedeva
sotto i colpi della flagellazione.
Indignato urlavo e dicevo:
“dov’è il tuo padre celeste,perché non viene a sostituirti
ed affrontare tutti i tuoi tormenti e
imbrattarsi le sue vesti ,immacolate, del tuo sangue”.
Oh misero figlio tra i miseri! Sei rimasto solo
a sopportare le pene di tutti,perdonando
gl’indegni,che ti hanno condannato.
E’ bastato non nulla,coloro che ti seguivano festosi,
nel supplizio,ti hanno rinnegato,
lasciando che tu portassi il peso del calvario.
Tanto valeva che rivolgessi il tuo amore
alle altre creature del creato,loro non ti condannavano
come,infamandoti, hanno fatto i tuoi simili.

Io chi sono per dire e osare tanto?Nessuno!
Sono un padre che vuol condividere le pene
di un suo figlio “sofferto” da sempre.
Chi è quel padre,che vedendo suo figlio in spietate condizioni,
e nel porgergli l’aiuto,viene bruscamente allontanato,
affranto,angosciato non piange e si dispera?
A Giuseppe,umiliato,hanno commissionata la croce!
Raccapricciante rappresentazione del dolore,
che coinvolge un’ umanità degenere perpetuata nei secoli
e scrive la storia negativa dell’uomo.

Leopold Persidi Roma.15-06-2006

Thursday, November 23, 2006

 
POVERTA’

Ero privo di un’ala,
mi è stato fatto un dono,per volare più in alto
e da lassù ho visto le più nere miserie.
A voi che ne avete colpa vi vieteranno di entrare,
vi scacceranno e vi lasceranno all’agghiaccio
fuori dalle porte delle case,come voi avete fatto
a tutte le povere creature.
In quanto a me è più difficile allontanarmi dall’onestà,
che far retrocedere il sole nel suo cammino,
e se la verità è morta prima di me,
resto ad essa rispettoso perché non so mentire.
Ero per povertà cencioso tra i cenciosi,
stracciato tra i straccioni,bisognoso tra bisognosi;
rasentavo l’indigenza.Era la guerra!
Tutto era bene accetto per fame,
le paure toglievano il sonno e non ti permettevano di sognare.
Ho attraversato il mondo della morte e son tornato tra voi;
vengo da un luogo sconosciuto
dove le nostre regole non sono valide.
Vorrei vivere nel regno delle premonizioni,
nella imperturbabilità, in una soave calma dello spirito;
anche quando imperversano su di me,le furie
e l’incrudelire delle offese.
Potrei ubriacarmi per affrontare il peggio,
ma per mia natura resto sempre sobrio e savio.
E’ stato scritto:
< che compiacersi dei mali dei nostri simili è crudeltà,
rivelarne i difetti è malignità,
riportare i fatti e i discorsi dell’amico per nuocergli,è perfidia >.

Leopold Persidi Roma.26-11-2005

 
POVERI SVENTURATI

Non sono un nuovo messia,ma l’indesiderato!
A schiera si riuniscono in lacrime e chiedono la carità,
alcuni in preghiera,altri piangono in silenzio senza far rumore
una moltitudine che soffre e non fa parte dei cavalieri di dio,
ma di una molteplice folla di poveri sventurati,
che espiano in questo luogo,i peccati loro e degli altri.
Altrove si muovono come torme invasate
tormentati dalla fame,dalle malattie,
da ogni sorta di privazioni;
senza credo e senza meta,vagano come anime disperate
alla ricerca di un graticcio ove riposare il capo,
poi dormire e sognare di aver mangiato a sazietà;
forse è bello così morire,sazi di nulla,
non svegliarsi più da si lieto sonno
e portarsi con se le orme dell’estremo bisogno.
Il mondo li ha catturati come preda e gli ha tolto tutto!
Le promesse son diventate pene perpetue,
causate e volute da coloro che predicano la santa povertà;
mentre,ipocritamente, vivono nella prosperità
e opulenza senza ritegno.
Si sono dissolte,la carità,l’amore,la pietà,la misericordia;
si vive senza pace e senza concordia.
E’ la sollecitudine di molti ad arraffare tutto,
anche il poco di coloro che non hanno più nulla,
gelosi, persino, della precarietà. Ingordigia!
A nessuno importa del sermone di colui ch’è nei cieli
e si dice,che si prende cura di tutti…
In realtà nessuno si prende cura dei miseri,
se non quelli che finiscono di spogliarli.
E’un esercito d’ipocriti,pochissimi sono gli eletti.
Tutto si risolve qui!
Non c’è nessuno e nulla di là che ci aspetta.
Tutto qui si determina in questo mondo
piccolo,piccolo abitato da uomini gnomi.

Leopold Persidi Roma.26-11-2005

 
Vestirsi di Umiltà

Non è tempo più delle presunzioni e delle vanità
davanti alla morte,bisogna vestirsi di umiltà,
non di tristezza ostinata a volte violenta,
ma con una serenità remissiva,quasi angelica.
Prostrarsi in ginocchio per punire la nostra superbia,
ritirarsi in devozione per rispetto all’umiltà.

Raccogliere le briciole di pane
e fare in modo che non vadano perdute;
allora al disopra dei nostri vestiti
si vedrà un viso timido e puro della fanciullezza,
si da rivelare la voce velata, intima dell’anima.
Far da guida ai spiriti gelosi e turbati,
curare le loro pene,come fossimo mamme e infermiere;
rimanere sempre con loro nell’affetto e nella stima…
Siano essi taciturni,solitari,
troppo eruditi, dotti da Inquisizione;
increduli,tribolati,rassegnati, perditempo,o stolti,
assistere chi è consacrato prematuramente alla morte.
Non nascondersi,ma correre premurosamente
verso coloro che soffrono,per non lasciarli soli
e cullarli con affetto.

Far pratica di pietà e raccogliere
i trovatelli,i perduti,i pellegrini;
soccorrere gli ammalati e i poveri,
aiutarli a sopportare la povertà,
i miseri sollevarli dalla spietata miseria,
accompagnata,spesso,dal disprezzo,
dagli scherni,dalle villanie,dalla fame,
dalla sete,dalle ingiurie ,dalle stragi…
senza cercar gloria e onore umano;
eleggere a propria la povertà,con vera e perfetta pazienza,
bandire la superbia in serena umiltà.

Leopold Persidi Roma.03-06-2006

 
MISERICORDIA

Misericordia per le ingiurie nell’agonia,
anche se accostandosi le immeritevoli,
dal petto ulceroso incavernato
emanano un tanfo pestifero.
Cariche di umore geloso sputano improperi,
maldicenze senza ritegno
quando vedono una visione bella sana
dalle maniere angeliche e soavi…
Per amore di carità,con pazienza,
scoprire le piaghe del corpo e dello spirito
lavarle,asciugarle,disinfettare e poi rifasciarle…
Anche se le piaghe emanano un fetore da svenire
appoggiare il capo sul petto ulceroso e restare
in questa posizione sin tanto da vincere la ripulsa
della carne putrida.Un coraggio da sogno!
Ritornare più volte accanto al letto
della“perfidia”che rende l’anima a Dio,
bere il calice amaro della compassione,
insieme al calice dolce della consolazione.
Intorno sono rimaste soltanto che ombre,
è giunta la morte.
Nel portare la croce,rimane il desiderio
di salvare le anime di coloro che se ne vanno.
“La commiserazione delle donne
perdute in ospedale,logorate dal vizio
con quella loro aria inguaribile,punitiva,di cosmesi.”
Con tenerezza si cerca la loro anima affossata
e dispersa dentro le flaccide carni voluttuose,
ma di loro non è rimasto altro che fango.
Non fa eco la morte, il giudizio,l’eternità,l’inferno,
il puzzo di zolfo,il battere dei denti;nessuna
avverte più il brivido della resurrezione
sono immerse nel dolore ormai sono perdute.

Leopold Persidi Roma.01-06-2006

 
LIBERO

Vorrei essere libero da questo corpo mortale
e togliere dal carcere la mia anima.
Ho dentro di me un’ansia di ascesa
che mi dice che sono nato per volare.
Incredulità,stupore per le persone
che mi circondano grossolani e ignoranti;
anche quelli che dicono di volermi bene,
dubitano della mia opera e dicono ch’è un inganno;
mentre tutto quello che avviene è puro amore.
Chiunque abbia amato e sofferto,
sa cosa sia sentirsi soli,ed io lo so più di ogni altro.
In un mondo che non ci sono certezze
e non si sa cosa sia la verità,mi sono incontrato
per vivere immerso nella gioia in solitudine.
Mi sento come uno spirito divino
che dal cielo scende alla terra
per portar conforto a coloro che piangono.
Ho combattuto ho vinto,
non ho conquistato l’animo dell’uomo,
esso è inafferrabile.
Non mi sentirò mai immerso nelle tenebre,
ma sempre rapito da inconsueta luce.

Leopold Persidi Roma.01-06-2006

 
MARIA di MAGDALA

Impolverarsi da giovane nella mondanità,
poi d’adulti ricorrere alla penitenza
e gareggiare con i santi nell’amore.
Profumare come fossi cosparso di olio di “nàrdo”
e avere accanto la sublime redenta,
Maria Maddalena,che tanto amò.
Predilezione per questa santa che si donò tutta a Cristo,
quando pianse ai suoi piedi.
Dolcezza d’amore,
la vedova bella,ma tanto infelice;
la vedova,a ritroso,in mezzo ai corteggiatori;
affascinante nelle vesti di seta,
all’ombra dei palmiri di “Magdala”,
lungo le tranquille rive del lago
nelle sieste calde e prolungate.
E’ la storia di questa madre,
il tempo in cui gustava il frutto del piacere.
Impugnò la lotta con il suo spirito peccatore:
Tra spine,molèstie,tribolazioni,
si elevò a santità per penitenza e per amore.
Come acqua tremula nei riflessi del cielo,
fu la prima volta che Maddalena s’incontro con Gesù,
lo vide arrivare su d’una barca
con i capelli intorno alle spalle e la veste
color del melograno in fiore.
Confusa tra una folla di gente
che era venuta a sentirlo,l’ascoltò
e da quel giorno non lo lasciò più.
Lo seguì convinta, che avrebbe riscattata
la sua verginità perduta e ridonato la purezza.
Immaginare Maria in una landa sconfinata:
cielo e sabbia senza un filo d’ombra
ne un cespuglio d’erba,o una goccia d’acqua.
Immagine della sofferenza, della penitenza,
che si nutre di solo cibo spirituale,
che diventa sublimazione,elevazione di gioia,
soavità dell’anima da sentirne e provare gli affetti.

Leopold Persidi Roma.01-06-2006

 
COINVOLTI

Siamo avvolti e inevitabilmente coinvolti
in un vortice squallido pieno di brutture,
ove si aggrovigliano miserie e meschinità.
Laceranti contraddizioni che travagliano la società:
Odio,amore,felicità,disperazione,tenerezza,violenza;
passione,impulsività,tormento,inganno,tradimento….

Mentre il sole tramonta e sorge,
il nostro giorno si spegne,
abbiamo davanti il sonno di una notte senza fine.
Il nostro cuore teme,come quello della morte,
i mali sconosciuti;come balsamo ho scelto
l’affettuosa intesa delle anime semplici,
miglior rimedio alla sopportazione del dolore,
alla percezione di aver ben vissuto
quando si appresta la decisione a morire.

Come uomo giusto non ho ceduto alla mia ira terribile,
così ho vinto il più grande dei nemici.
Schivo nell’accettare favori,
per non perdere e vendere la mia libertà;
per non incorrere a dispiaceri che a forza di piegarmi,
non avrei avuto più la forza di rialzarmi.
Inclemente ingratitudine figlia del suo tempo.

Son certo che la via dell’inferno
è lastricata di buone intenzioni
e quella del paradiso è piena di spine…
Dal momento della nascita tutti lottiamo,
tra l’ansia e la disperazione…
così è impresa vana rincorrere i dei,
ti accorgerai che essi sono sempre davanti a te,
è una rincorsa disperata. Perché illudersi!
Per amore verso gli infelici,nulla mi è difficile,
poiché è un prezioso dono del mio cuore.
Le umiliazioni che ricevo mi fanno grande
e non schiavo sino a prostrarmi davanti a coloro
che perdono tempo a sparlare di me.

Leopold Persidi Roma.27-05-2006

 
GELOSIA

Vorremmo credere una cosa o l'altra
tutto ci si presenta contemporaneamente
crediamo a tutto e dubitiamo di tutto,
ci vergogniamo e c' indispettiamo
di aver creduto.
Un travaglio incessante e continuo.
Non crediamo a quello che desideriamo
e maggiormente temiamo.
Siamo in balia a una perpetua incertezza
che ci mette,davanti al bene e al male,
che fuggono sempre.
E' la fatica immane di Sisifo
che spinge il masso verso la vetta,
che mai si raggiunge,inutilmente,
per dissipare le nebbie del dubbio.

Leopold Persidi Roma.18-07-2002



LA FINE

La fine della giovinezza
Il tramonto degli anni
la diffidenza ,il sospetto,
la paura di essere abbandonati;
perché venuti a noia, perché malati
perché inutili come cosa usata
timorosi per quel che ci attende
afflitti, disgustati,ci avviamo verso la fine.
Siamo presenti,ma siamo già passati
siamo vivi in apparenza,
in realtà siamo già morti.
Nessuno ha più cura di noi
ce ne siamo già andati
in un viaggio senza ritorno.

Leopold Persidi Roma.18-07-2002

 
I DISGUSTATI

Francesco non ha avuto ribrezzo
nell’abbracciare il lebbroso.
Caterina non ha avuto ripugnanza
di appoggiare la sua testa sulle carni
flaccide e purulente delle lebbrose,
e sentire l’odore nauseabondo che ne usciva.
Ha lavato le loro piaghe,pur ricevendo insulti
frammisti a bestemmie,scatenati dall’invidia,
per la sua apparente sanità.
Perché io dovrei vergognarmi e aver ripulsa
di togliere,ogni dì,gli escrementi delle mie creature,
abbracciarle e curarle,con affetto profondo,
anche quando sono piene di pus.
Con tutta la mia carità,non posso garantirgli il domani,
l’attimo dell’oggi sì!
Li abbraccio tutti, così riposano teneri,
silenziosi in braccio a Morfeo,
in una apparente indolenza di elevati affetti d’amore.
E’ allora, che il tutto diventa sublime.

Leopold Persidi Roma.05-11-2006

 
Ho Trovato un Tesoro

Non sono rapito dalla contemplazioni celestiali,
ma da sensazioni che m’imprigionano
e mi rapiscono delicatamente
da rimanere sospeso,quasi assente.
C’è qualcosa di più nobile
che spalare i rifiuti di queste povere creature,
per guadagnare la loro fiducia,il loro affetto?
O portarli come carico sulle spalle,sulla testa,
scambiandoci,anche se sporchi,gioendo e ronfando,
i nostri profondi,reciprochi sentimenti?
In loro ho trovato un tesoro!
Il proponimento è il divenire:
“andate e donate a loro le mie carezze,
dolcemente abbracciateli e ditegli da parte mia,
che sono tra le creature che amo di più al mondo”.
Sono la consolazione della mia anima,
che per la gioia esce fuori di se,
per vedermi dignitosamente confortato
e alleviato dalle pene.
Sono come rondini in terra,
che volano in alto per la mia contemplazione.
In questi attimi la mente è“astratta”dalle cose terrene,
volo come rondine in cielo,toccato da contentezza
e perfetta grazia.
Destato dallo stupore
per la profonda commozione dell’animo,
senza ardore o esaltazione
ritorno alla dimensione reale degli affanni;
non tra canti epici e solenni,ma tra quelli “epicèdi”*
funebri della predestinazione.

Leopold Persidi Roma.29-12-2005

*Canto corale funebre,nell’antica Grecia.

 
HO VIAGGIATO

Ho viaggiato per tutto l’universo
e sentivo un gelido vuoto su di me,
finché approdando,per riposarmi,
ho incontrato i miei piccoli a-mici…
la landa desolata della mia anima
s’è colmata di una gioia immensa,
sospesa in sublime lievitazione.
Ho doppiato il Capo Orn,con il mare in burrasca,
ho attraversato deserti infuocati
con tempeste di sabbia che accecavano.
Nel Borneo ho superato il passo delle nebbie,
ho combattuto il cavaliere fantasma,
ho affrontato il vento impetuoso delle mosche
che spira per ogni dove e semina morte,
per vivere con loro in una tempestosa serenità.
Intanto le ferite sanguinano nell’intimo
delle anime disperate
e nei cuori tormentati dalle passioni.

Leopold Persidi Roma.23-08-2006

 
TENEREZZA

Sensibilissimo all’emozione degli affetti,
sconvolto da presagi e infausti avvenimenti,
li sto perdendo,disarmato, uno e poi l’altro,
così la spietata sorte mi li porta via.
Lesiva è l’angoscia che s’impadronisce della mia anima,
lievemente si addolcisce con l’evento di piccoli affetti…
Piango e gioisco per il mescolarsi di tristezza e gioia,
uno lo lascio alla madre terra,
l’altro lo abbraccio e lo stringo al mio cuore.
Gli uni li ho accompagnati nell’estremo riposo,
gli altri,racchiusi,li ho riposti in me
per sentire i battiti dei loro cuoricini.
Sono spoglio e disarmato di fronte alla dea morte,
ma sublimato dalla vita e dalla tenerezza
di queste piccole creature,che mi circondano.
Proiettato nel mistero,mi mescolo con il loro dolore
e sento,che vengono a far parte di me,
i loro disagi,le loro sofferenze,le loro eterne paure.
Intanto sono accerchiato da anime cattive
che emanano pestifero odore letale,
dall’incomprensione gratuita e maligna che ferisce.

Leopold Persidi Roma.01-10-2006

 
BENIGNAMENTE

Li chiamo figli perché ho scelto di vivere con loro
e sono stato benignamente accolto.
Ma se l’amore, che ho per loro, fosse soltanto una scelta,
chi mai sceglierebbe un dolore così intenso?
Piango dispero e mi raccolgo in loro presenza,
quando si fanno avanti pressanti dispiaceri
perché la mia anima è legata alle loro sofferenze;
è un dolore provato in dignitosa pietà
verso coloro che sono spossati dalle privazioni.
Sono come una giovane e leggera anima
che rivela tanto amore per i suoi piccoli,
con semplicità e delicata tristezza,
che si risolve in lieve e gioioso sorriso
donatomi e profuso dalla consolazione.

Leopold Persidi Roma.15-05-2006

 
EVENTO

Sono rimasto spoglio per aiutare questi figli,
ma son contento di questa nudità;
li ho incontrati e sono rimasto avvinto
dal loro fascino misterioso.
Subitanea,innata è stata la pietà,mai sopita,
che riposava nei meandri del mio spirito;
vedendoli in precarie condizioni,
non potevo farne a meno di amarli.
E’ stato un eterno evento,
l’affinità che ci unisce sublime
li strappa dalle grinfie di tragiche avversità.
Con tenero affetto li abbraccio,
loro sereni si rilasciano gniagulando miomiao
ed io rimango bagnato dalla forte commozione.
Ci abbandoniamo in estatiche visioni
e se per svista ci perdiamo,
ci cerchiamo affannati piangendo;
loro sono senza lacrime,ma le mie,
nel ritrovarci,l’inondano
e par che lacrimano anch’essi.
E’ una festa di ronfi,miagolii e fusa,
si alternano alle carezze agli abbracci;
visibilmente contenti si sbracano,si rotolano
e poi dolcemente s’addormentano.

Leopold Persidi Roma.05-10-2004

 
Dove vai chi Porti

Vado, di nuovo e porto con me, a sotterrare
uno di questi sventurati figli,che voi non desiderate,
che scacciate,maltrattate,abbandonate.
Sin dopo l’ultimo sospiro,è la pietà,
il mio amore che li accompagna
e li porgo, come madre il figlio, alla nuda terra
con un velo di pianto che li ricopre come rugiada.
Anche se da morte cruenta
appaiono rassicurati dalla mia presenza,
perché percepiscono la mia sofferta e tenera compagnia;
consci,forse,che lascio con loro il mio cuore.
Intanto la mia anima rattristata vaga,
senza conforto, in queste tombe nascoste
e vede affiorare le immagini delle mie creature;
prepotenti nella mente i dolci ricordi
e le aspre lotte sostenute,che fanno disperare
e lasciano nell’intimo un dolore estremo.

Leopold Persidi Roma.30-01-2005

 
Dispetto

Per farmi dispetto,la morte,
poco a poco li porta via tutti.
Uno viene e l’altro se ne va,
dolorosamente in silenzio si spengono,
i prediletti dalla sfortuna.
Dio si è disintegrato e senza rimedio,
tutte queste creature e i rifiuti umani
vengono da me per essere consolati.
Basta vederne uno di questi poveri figli,
che da subito,diventano,mio amico,
mio figlio,mio nipote,mio fratello,mio tutto.

Leopold Persidi Roma.16-10-2004

 
Spiatata

Ingrata e spietata sorte,
tu che rapisci tutte le mie creature,
le disperdi e ne fai scempio,
come cose inanimate da nulla,ti disprezzo!
Ho diffuso in loro il mio tenero amore,
ho ricevuto in cambio la loro misteriosa eternità
che mi appaga e mi rende sublime.
Sconvolgi la mia vita e dei miei piccoli figli,
ti compiaci e non piangi,
lasci che altri si disperano e piangono
sino a lasciarli morire di dolore.
Spietata,impietosa priva di gloria,non bene accetta
e che tutti temono e fuggono senza speranza.
Il mio cuore pietoso è sempre vicino a loro,
la mia anima emana un intenso profumo d’amore.
Dono tutto me stesso per alleggerire le loro pene,
appagato elargisco tutti i miei affetti,
che loro ricambiano,effusi, spiriti a me affini.

Leopold Persidi Roma.03-10-2004

 
ANNARELLA*

Ti sia lieve il peso della terra che ti ricopre
nel tuo sonno eterno.
Il fato non ti fu benigno,la fortuna un’ingrata.
Abbandonata da mani scellerate,
investita da sconosciuti,
raccolta con amore da mani pietose.
Giovanissima,dolce,delicata creatura,
avrai sempre un posto nel mio cuore.
L’ultima volta che ti ho vista in vita,
dai tuoi occhi tristi capii,
che qualcosa ti stava accadendo.
Ti ho cercata ,ti ho trovata,
eri di un bianco candito senza vita,
un brutto presentimento è diventato realtà.
Un tremore m’invade,
uno sgomento, una fitta al cuore,
perché provato da tante,simili,pene.
Ti ho sepolta accanto ai tuoi piccoli a-mici.
Sulla tua tomba,presto crescerà l’erba pietosa
che coprirà tutti i tuoi segreti.

Leopold Persidi Roma.11-01-2004

 
VICISSITUDINI

Quando c’incontriamo sento affinità tra noi
e che dietro questa attrazione,
c’è tanta sofferenza,tanto dolore,
e peripezie negative che si soprappongono.
Faccio miei i loro problemi,
così metà delle pene svaniscono;
prendersi il carico dei loro bisogni impellenti,
è come calarsi nell’estremo abbandono.
Capiscono e per ricambiarmi,
guardandomi meravigliati,
mi circondano di affettuosità.
Allora si sentono rassicurati,confortati
come fulmini scorazzano,e si rincorrono contenti.
Sfortunate creature,non sanno della loro beltà,
si perdono rapiti nella contemplazione,
distaccati,eterni,sempre in conflitto
con le amarezze che gli riserva la vita.
Lasciano impronte profonde nei cuori di chi li ama,
le gioie e i tormenti nell’animo di chi vive con loro,
liberi e sublimi anche nei momenti disperati.
Con somma e atavica paura, allarmati, dignitosi,
sentono le persecuzioni del passato
e il rinnovarsi di quelle presenti,
con malinconica pensosità.
Loro memori non dimenticano,
che giorni lontani erano considerati dei,
ora aspettano silenziosi una carezza,
perché avvertono l’incertezza del domani.

Leopold Persidi Roma.21-05-2006

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